Comunicazioni dalla Reggenza - nella festa di Sant'Ambrogio il 07 dicembre 2012

Cari Confratelli e Consorelle, cari amici della Confraternita,
nella festività del Santo protettore di Milano che ha dato il suo nome alla nostra Confraternita, desidero estendere un sentito augurio a tutti voi, membri onorari o amici della Confraternita. Colgo l'occasione per richiamare alcuni aspetti che ci legano particolarmente a Sant'Ambrogio.

Il Santo Vescovo, esponente di spicco della cristianità delle origini, nasce in un Impero che perseguita anche con la morte i cristiani e ne lascia uno che ha fatto della cristianità il proprio vessillo, che ha scritto la croce di Cristo sulle proprie bandiere sotto il motto "IN HOC SIGNO VINCIS".

E' lui che sostiene il concetto della libertà di religione e del contrasto alla commistione tra Stato e Chiesa. Chiede la libertà per i Cristiani, ma non è lui a creare il divieto delle altre, la creazione della "Religione di Stato" avviene solo decenni più tardi, da parte di un imperatore d'Oriente.

Oltre ad essere strenuo difensore della fede senza cedimenti alle eresie, si dimostra nel contempo uomo aperto e privo di intenti persecutori. Non vi è nulla in lui del fondamentalismo religioso che spesso nella storia ha recato tanto dolore all'umanità. In tal modo egli ci insegna che la certezza della fede e la libertà del pensiero non sono per nulla opposti che vicendevolmente si escludono. Oggi spesso si cerca di creare artificiali contrapposizioni tra da una parte il mondo della fede, visto come sudditanza assoluta, e dall'altra la anomia totale, spacciata come libertà. Da una parte la gabbia, dall'altra il relativismo totale. Questo modo di presentare il rapporto tra fede e intelletto è del tutto viziato e assurdo, tanto evidentemente falso da far sospettare di essere stato creato ad arte.

La libertà del pensiero consiste nell'avere, dopo approfondita riflessione propria, costruito un bagaglio di convinzioni e conoscenze omogenee, ben strutturato e condiviso. La libertà dell'Uomo consiste anche nel riconoscere in tale construtto logico-concettuale la coincidenza con la Fede o meno.

L'uomo è libero di non credere, come è libero di credere. E questo lo chiede Sant'Ambrogio con voce ferma e sicura.

Tale situazione è ben diversa dalla anomia moderna, dalla resistenza disturbata che l'uomo moderno pone ad ogni forma di legge o regola. Spaccia per libertà il desiderio di sottrarsi ad ogni regola, sia per comodità che per opportunismo intellettuale. Ed è questo atteggiamento che costituisce il vero "relativismo" spesso additato da Sua Santità come primo male del mondo. Un atteggiamento che comporta l'adeguamento delle proprie convinzioni alle comodità del momento. Si è quel che il "mercato richiede", una forma di mercimonio intellettuale dei valori. Ed ecco che giustamente tale atteggiamento, più degno di un bazar che di una mente umana, va stigmatizzato severamente. E prendiamo atto: non tanto per la Fede, che esiste indisturbata da questo, ma per l'uomo stesso, che privo di valori certi - siano di fede o non - dopo un momento di ubriacatura di un mondo apparentemente senza confini e limiti, viene colto da sconforto crescente nel rendersi conto della triste falsità di tale pensiero. In fondo è come un drogato che sotto l'effetto della cocaina vive nel suo mondo piacevole, che però dopo la fine dell'effetto dello stupefacente si rivela ancor più dolorosamente fasullo. Inoltre, col progredire del tempo e l'accentuarsi della dipendenza, i suoi "viaggi" nell'immaginario personale diventano sempre più drammatici, tristi, spaventosi e privi di ogni felicità. E così poi vediamo un mondo come il nostro in cui la competenza professionale più richiesta è quella del psicoterapeuta.

L'uomo, privato dalle proprie radice dalla ubriacatura relativistica dei valori che la comodità intellettuale e la mancanza di ogni rigore mentale gli hanno regalato, vive la propria vita nella insoddisfazione e nella paura. Non è un problema di ricchezza: non è la ricchezza che rende infelici, come alcuni pauperisti incalliti desidererebbero fosse, ma la mancanza di struttura etica e morale che circonda questa ricchezza. Come una finanza senza basi economiche reali finisce a creare le crisi di borsa oggi così attuali, così una ricchezza senza struttura crea disperazione e distruzione umana.

E qui Sant'Ambrogio ci insegna con la sua vita proprio questo. Sostiene la libertà come bene supremo, da uomo di certa Fede, distinguendola bene dalla anomia relativistica che invece è massimo disvalore.

E - non per ultimo - ricordiamo che Sant'Ambrogio appartiene ancora a quei padri della Chiesa che hanno avuto la fortuna di poter vedere l'ecumene cattolica unita, senza la divisione tra Chiesa d'Oriente e Chiesa d'Occidente. Egli è pertanto testimone importante di quella unità dei Cristiani fondamentale non solo per proteggere la Fede, ma anche molto più banalmente per difenderne la sopravvivenza nel mondo civile. L'unione che, quando si è rotta, ha prodotto la caduta di Costantinopoli, e quando invece è stata praticata ci ha regalato le eroiche imprese a salvataggio dell'Occidente di Poitiers, Vienna e Lepanto. Ricordiamo poi che quest'ultima non sarebbe mai stata possibile senza l'impegno fondamentale di San Pio V, a cui dobbiamo in ultima analisi la nostra libertà di poter (ancora?) scrivere quanto abbiamo scritto.

Dopo queste brevi riflessioni desidero augurare a tutti i confratelli e ai numerosi ospiti che negli ultimi mesi hanno voluto onorarci della loro presenza, una serena festa ambrogina e un buon fine settimana
Il Reggente



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